#10

incostante

Ho sonno. Ho letto “L’odore della notte” di Camilleri. Ho iniziato e letto per metà “Ricordi proibiti” di Simenon. E mi ero scordata di quanto sia la mia dimensione e di quanto mi diverta, io, a leggere. Mi calma e mi rilassa.

Nonostante questo, il dottore ha detto: prendi la valeriana per quindici giorni, ehi, sei ansiosa?

E può darsi anche che io sia ansiosa. Me lo dice questo peso costante che mi porto alla bocca dello stomaco, un peso stronzo perché brucia pure. Ed è costante perché si adatta alle situazioni, un giorno è lì in attesa di andare a lavoro (che non mi piace), un giorno è lì in attesa della visita dal dottore, un giorno è lì perché niente è in programma, e quindi mi sento di stare buttando la mia vita sul divano a vedere Quattro Matrimoni in Italia.

Non si sfugge dall’ansia multiforme.

Ieri non ho scritto per questo. Non scrivevo fa un po’, circa due giorni. Erano le 23 passate, lo stomaco stretto dalle catene del senso di colpa perché non avevo scritto e non stavo scrivendo. Mi sono detta: “Oggi ho il tempo, ma non lo farò”.

Sono tornata oggi, e l’ho fatto volontariamente, ma con più distacco e più calma.

Lo sento questo mostro che si annida, zitto, nelle mie viscere di dieci centimetri, e lo so che non è un mostro estraneo, ma sono io. Sono io a trasformarmi nei miei incubi e a peggiorarli. Sono io che spingo la mano sul fuoco, così che la bocca dello stomaco bruci, di riflesso.

Domani c’è il lavoro. C’è il libro che sto leggendo. C’è la palestra e il corso di pilates che ho iniziato. C’è F. Che mi fa sentire in un posto più sicuro e caldo di quanto non sia questo mio rifugio con colori caldi, candele e il precipizio a due passi.

Domani ci sono io che mi voglio troppo bene e mi preoccupo troppo della mia felicità, uccidendola.

(Domani, a quanto pare, c’è la valeriana).

La strada più stretta di Brasov, Romania. Cioè la luce in fondo al tunnel immaginario che mi sono costruita. Figurarsi se non costruivo la luce.